Tag: animali

Le catture delle trappole fotografiche la vita a Le Bine quando noi dormiamo o semplicemente non ci siamo.

Le catture di alcune trappole molto speciali...

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Le catture delle trappole fotografiche la vita a Le Bine quando noi dormiamo o semplicemente non ci siamo.

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Animali dell'acqua

Un metodo divertente ma rigoroso per conoscere i piccoli animali dell'acqua,

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Api e miele

Le api come non le avete mai viste: da molto vicino!

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Api e miele

Le api come non le avete mai viste: da molto vicino!

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Dal medioevo ai nostri giorni

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

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Progetti per il nuovo anno scolastico

Natura, biodiversità  e scienza sono il tema principale delle nostre attività , impostate in maniera differente a seconda delle diverse fasce d'età .

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A Le Bine con microscopi e bussole

Un approccio al mondo naturale e rurale in maniera divertente con molta attenzione al rigore scientifico, alle relazioni ed alla sostenibilità.

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Api e miele

Vedere da vicino, in tutta sicurezza, un'ape al lavoro e, poco dopo, assaggiare il loro miele? E' quello che proponiamo in questo laboratorio, da fare in primavera o settembre, in cascina a Le Bine.

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Animali dell'acqua

Un metodo divertente ma rigoroso per conoscere i piccoli animali dell'acqua,

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Animali dell'acqua

Un metodo divertente ma rigoroso per conoscere i piccoli animali dell'acqua

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Gli animali del suolo

Ma cosa abbiamo sotto i piedi? Un sacco di animali che conosceremo usando microscopi e lenti d'ingrandimento

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Alfabeto de Le Bine

Una passeggiata che unisce natura e uso dell'italiano e delle "parole difficili"

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Il folletto binetto

Una visita nella Riserva si può trasformare in un’ottima occasione per scoprire il mondo naturale con un approccio legato al mondo delle favole.

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La montagna girotondo ed il prato delle merende

Esplorazione, avventura e favole. Faremo delle passeggiate nel bosco, scopriremo i piccoli abitanti

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La montagna girotondo ed il prato delle merende

Esplorazione, avventura e favole. Faremo delle passeggiate nel bosco, scopriremo     

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Vieni a Le Bine

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Video ideato e girato da Davide "El gaton" Mometto con i bambini che hanno partecipato al cmapo WWF "Attila, Ringhio e gli altri amici animali" a Le Bine nel giugno del 2013

 

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Biodiversità  fra aria terra e acqua

Alla scoperta della biodiversità attorno a noi

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Alla scoperta della biodiversità attorno a noi 

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Sono un asino

Vi presentiamo la possibilità di vivere un’ esperienza diretta con gli asini.

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Sono un asino

Vi presentiamo la possibilità di vivere un’ esperienza diretta con gli asini.

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Qualità  biologica del suolo

Ma cosa abbbiamo sotto i piedi? Cosa calpestiamo andando nel bosco? Lo scopriremo insieme!

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Qualità  biologica del suolo

Ma cosa abbiamo sotto i piedi? Cosa calpestiamo camminando in un bosco? Lo scopriremo insieme!

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Api

Le api come non le avete mai viste: da molto vicino!

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Per non perdersi nel bosco

Scoprire il mondo naturale imparando a leggere una carta topografica e ad usare una bussola.

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Il bosco delle rane rosse

Alla scoperta della biodiversità. Faremo uscite nelle ore più disparate (anche di notte)....

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Adozione del bosco

Il bosco sta diventando solamente un ricordo dei racconti, delle fiabe e delle leggende dei nostri nonni.

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Il taccuino dell'avventura

Quante tracce riuscite a trovare nel prato? E quanti canti....

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Adozione del bosco

Il bosco sta diventando solamente un ricordo dei racconti, delle fiabe e delle leggende dei nostri nonni.

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Pico il lombrico, Il giardino dei 5 sensi

In molti anni di lavoro abbiamo progettato diverse attività da svolgere a scuola, lavorando con lombrichi, piccoli acquari con acqua, piante ed animali di stagni, piante aromatiche....

Tutto questo coinvolgendo i 5 sensi, la fantasia e un po' di lavoro manuale.

Per discuterne e progettare insieme contattateci!

A presto

 

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Folletto binetto

Una visita a Le Bine si può trasformare in un’ottima occasione per scoprire il mondo naturale con un approccio legato al mondo delle favole.

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Mammiferi

La classe dei Mammiferi comprende in Italia 102 specie (escluse le marine) (Amori et al., 1993). È il gruppo che comprende gli animali di taglia maggiore e spesso difficili da osservare. È una classe molto eterogenea per dimensioni, alimentazione e ambienti frequentati. Per quanto riguarda i mammiferi, risulta ben indagata la comunità dei terrestri, mentre ulteriori indagini sarebbero utili per conoscere più approfonditamente i pipistrelli. La Riserva naturale Le Bine è stata oggetto, fin dalla sua istituzione, di diversi studi riguardanti in particolare la comunità dei micromammiferi (i piccoli roditori e i toporagni) e la raccolta di dati è proseguita fino ad oggi, seppure in modo non continuo, coprendo un arco di molti anni.

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Anfibi e Rettili

In Italia sono presenti 37 specie di anfibi e 58 di rettili, costituendo un piccolo gruppo poco conosciuto al grande pubblico cui anzi spesso suscita paura e diffidenza. Tra questi vi è la rana di Lataste, specie endemica della pianura padano-veneta, segnalata dall’Unione Europea come specie da tutelare mediante azioni specifiche, e scelta anche come simbolo della Riserva dato il carattere emblematico e peculiare che riveste ai fini conservazionistici. La presenza di una abbondante popolazione di questo anfibio era stata messa in luce negli anni ’70 prima da una pubblicazione del WWF Lombardia (Agapito Ludovici, 1982) e successivamente da un volume edito in Gran Bretagna sullo stato degli anfibi e rettili in Europa (Corbett, 1989). Gli anfibi e rettili sono stati oggetto di diverse indagini specifiche soprattutto in relazione alla rana di Lataste Rana latastei. Sono state utilizzate diverse metodologie di ricerca tra cui l’ascolto del canto per alcuni anfibi e i censimenti a vista.

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Rassegna stampa

In questa sezione abbiamo inserito alcuni articoli su Le Bine pubblicati sulla stampa locale.

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Tutela e gestione

La conservazione dell’ambiente naturale palustre è il principale filo conduttore della tutela di Le Bine. Le numerose indagini svolte dalla fine degli anni settanta hanno consentito l’individuazione dei cambiamenti ambientali in atto (estinzione di alcune specie e comparsa di altre, dinamiche di popolazione, ecc.) e delle caratteristiche ecologiche emergenti 20 . Fin dall’inizio è apparso chiaro che la conservazione del patrimonio biologico di questa palude, come per molte altre zone simili, fosse direttamente condizionato dal contesto territoriale in cui è inserita. Si tratta, infatti, di un lembo relitto nella Pianura Padana, uno dei territori maggiormente antropizzati dell’intera Europa. L’isolamento, l’esiguità dell’area naturale, le caratteristiche dinamiche ed evolutive tipiche delle zone umide (es. processi di interramento, esondazioni, ecc.) e l’inquinamento di specie esotiche invasive, sono tra le cause principali della vulnerabilità del patrimonio biologico di Le Bine.

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Dall'epoca romana ai giorni nostri

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

Uno dei monasteri più importanti, che influì notevolmente sullo sviluppo di queste zone, fu quello di S. Giulia in Brescia, che aveva ricevuto dal re longobardo Desiderio e da principi e vescovi larghe donazioni di terreni che si estendevano dalla Valle Camonica alla pianura bresciana fino alle sponde dell’Oglio e del Po e da Piacenza a Sermide e Gonzaga. Molti di questi possedimenti furono in seguito ceduti dal monastero alle popolazioni locali, così il 2 ottobre 1462, la comunità di Calvatone entrò in possesso di un “bunchiello” (imbarcazione) sull’Oglio poco lontano dal centro abitato. L’Oglio, che segnava il confine tra il ducato di Mantova e di Milano, formava tra Acquanegra sul Chiese e Calvatone un ampio meandro. A monte di quest’ansa, sulla sponda cremonese, c’era il porticciolo di Calvatone, un altro era ubicato un po’ più a valle, all’uscita del meandro, sulla sponda mantovana. Da una relazione datata 11 febbraio 1788, probabilmente scritta da un incaricato del governo austriaco, si viene a sapere che i due imbarcaderi, probabilmente in competizione tra loro per il trasporto di materiale, animali e uomini e per i relativi pedaggi imposti, avevano provocato una lunga serie di controversie tra Calvatone e le autorità. Tra il XVI e XVII secolo la superficie agraria calvatonese era occupata in gran parte da campi coltivati di vario genere, da vigneti e da prati. Per il resto vi erano incolti, pascoli e boschi; questi ultimi, in maggioranza saliceti (con pioppi ed ontani), venivano “gabbati”, cioè potati per evitare che si sviluppassero troppo in altezza e per utilizzare i rami elastici e sottili delle “gabbe dei salici” per operazioni di legatura della vite.

Tra il 1714 ed il 1797, sotto il governo austriaco, furono eseguite numerose opere di regimazione delle acque. Parallelamente furono redatte numerose ed accurate carte catastali. L’intera ansa di “Le Bine” subì un’enorme modifica, documentata da una serie di mappe dal 1751 in poi. “Nel 1790-91 l’impresario di lavori pubblici Giovanni Battista Locatelli eseguiva il rettifilo del fiume Oglio, che correva a curve e svolte pericolosissime per i continui franamenti dell’argine. Così restava tutta sulla sponda destra quella parte del territorio comunale che si chiama Bine di Acquanegra la quale, posta tra l’Oglio vivo messo su un nuovo letto e l’Oglio morto, l’antico letto, è ora vicinissima a Calvatone cremonese e per tutte le ragioni le dovrebbe appartenere”. La mappa del 1751 ci mostra come l’Oglio seguisse ancora il vecchio corso; inoltre in questa cartina è disegnata la cascina di “Le Bine” (“cassina detta delle Bine”). Nel 1786 venne affidato a G.B. Locatelli, come sopra accennato, l’incarico di formare due rettifili in territorio di Acquanegra sul Chiese e Canneto sull’Oglio. Tre anni dopo vennero emesse delle disposizioni per garantire a Calvatone l’uso del porticciolo di Acquanegra sul Chiese, dato che quello del comune cremonese sarebbe rimasto isolato a causa della costruzione dei rettifili. Poco dopo iniziarono i lavori e nel 1795, come mostra la cartina eseguita da Federico Villa, era già stato costruito il canale che collegava le due estremità del meandro. La piantina successiva, del 1808, mostra l’Oglio più o meno come appare ancora ai nostri giorni: con il meandro abbandonato detto “Oglio morto”, che è la parte principale dell’attuale Riserva naturale.

Nel corso del XVII e XVIII secolo l’agricoltura padana andò verso un’evoluzione progressiva seguita di pari passo dal miglioramento del sistema irriguo. Vennero ampiamente diffuse le colture del gelso, le risaie, i prati artificiali, asciutti ed irrigui, le foraggere, la canapa ed il lino. Alla fine dell’800 alcune zone di Calvatone furono prosciugate, come av-venne per la Regona, un’ampia zona umida acquitrinosa, che fu “salvata dalle acque sorgive”; anche l’“Oglio morto” sarebbe dovuto essere bonificato “per migliorare la salute pubblica”. Scrive infatti Sanfelice nel 1909: “..la bonifica cioé il prosciugamento dell’Oglio morto, è, e sarà – Dio sa per quanto tempo – un pio desiderio essendo la palude di proprietà privata e la popolazione calvatonese ne subirà i miasmi mefitici ed i danni igienici per secoli e secoli”. È passato quasi un secolo e le cose sono molto cambiate: le paludi non sono piu considerate luoghi “mefitici”, ma è stata riconosciuta la loro importanza da un punto di vista idrogeologico, naturale e culturale. Esse sono infatti rari relitti, testimoni di un passato ambientale ormai scomparso: per fortuna le speranze del Sanfelice, peraltro comprensibili per il suo tempo, non si sono concretizzate. Nell’area delimitata dal meandro e dal fiume si sono succedute diverse coltivazioni agricole fino agli attuali impianti a pioppo. Vi è ancora la cascina che ha subito diverse modifiche nel tempo e che deve l’origine del suo nome a bina “che in Lombardia significa “riparo, palafitta e chiusa’”.

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Come visitare Le Bine

L'ingresso a Le Bine è aperto tutto l'anno ed è gratuito. Se venite in auto dovete lasciarla all'ingresso della riserva nel piccolo parcheggio del ristorante "La zanzarina d'oro" e poi entrare a piedi. Chiediamo solo di entrare avendo rispetto di quello che si trova (animali, strutture...), di non lasciare il sentiero principale, di lasciare pulito e di tenere presente che si tratta di un posto privato, il cui mantenimento è effettuato con fondi propri, ma aperto al pubblico, che potreste trovare lungo i sentieri bambini, turisti, animali selvatici o domestici.

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