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Il ritorno del lupo nella pianura padana centrale l??ecologia del lupo in provincia di Mantova. A cura di Davide Meggiorini e Luigi Molinari

Il ritorno del lupo nella pianura padana centrale: l’ecologia del lupo in provincia di Mantova. A cura di Davide Meggiorini e Luigi Molinari Torniamo a parlare di lupo, questa volta il focus verterà sul ritorno della specie in provincia di Mantova, dopo quasi due secoli di assenza. Sarà esposta l'evoluzione della presenza del lupo nella provincia mantovana e mostrati alcuni aspetti preliminari riguardanti l'ecologia della specie nella Pianura Padana centrale.

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Odonati

Gli Odonati o Libellule sono insetti emimetaboli, ovvero hanno una metamorfosi incompleta, mancando lo stadio di crisalide. Le larve si sviluppano in ambiente acquatico mentre gli adulti sono ottimi volatori e si nutrono prevalentemente di insetti. A Le Bine sono stare realizzate diverse indagini su questo gruppo tra il 1990 ed il 2017.

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Dal medioevo ai nostri giorni

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

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I ragazzi che piantavano gli alberi

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I ragazzi della 1° B della Fondazione Minoprio impeganti nella forestazione della Riserva naturale e fattoria didattica Le Bine nel Parco Oglio Sud, tra le province di Cremona e Mantova. Il video è stato realizzato grazie ad un contributo del Parco Oglio Sud ed è giunto al 2° posto nel concorso regionale “Nei parchi per un anno – Dall’EXPO al PO”, del 2014.
Obiettivo del concorso di quest'anno era quello di arricchire i percorsi delle aree protette con contenuti inediti, che potranno essere utilizzati per un prodotto multimediale di presentazione del Sistema Parchi lombardo per chi visiterà le aree protette durante EXPO 2015.
All’evento sono state invitate le 11 classi vincitrici, selezionate da una apposita giuria, che hanno aderito alla 17° edizione del Programma Didattico Sistema Parchi visitando un’area protetta regionale e raccontandola con degli elaborati.

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Mammiferi

La classe dei Mammiferi comprende in Italia 102 specie (escluse le marine) (Amori et al., 1993). È il gruppo che comprende gli animali di taglia maggiore e spesso difficili da osservare. È una classe molto eterogenea per dimensioni, alimentazione e ambienti frequentati. Per quanto riguarda i mammiferi, risulta ben indagata la comunità dei terrestri, mentre ulteriori indagini sarebbero utili per conoscere più approfonditamente i pipistrelli. La Riserva naturale Le Bine è stata oggetto, fin dalla sua istituzione, di diversi studi riguardanti in particolare la comunità dei micromammiferi (i piccoli roditori e i toporagni) e la raccolta di dati è proseguita fino ad oggi, seppure in modo non continuo, coprendo un arco di molti anni.

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Ringraziamenti

La maggior parte dei testi utilizzati in questo sito sono tratti dal volume "La Conservazione di una zona umida - la riserva naturale Le Bine, trent'anni di gestione (1972-2002)" a cura di Andrea Agapito Ludovici e Francesco Cecere. Edito dal Parco Oglio Sud in collaborazione con il WWF e con il contributo dell'Amministrazione provinciale di Mantova. Per riceverne una copia contattare Francesco Cecere, tramite l'apposito form di contatto.
Sono state inoltre utilizzate le schede e il materiale per la didattica e gli studi realizzati dopo la pubblicazione del volume.

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Rassegna stampa

In questa sezione abbiamo inserito alcuni articoli su Le Bine pubblicati sulla stampa locale.

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Dall'epoca romana ai giorni nostri

Maggiori notizie su Le Bine e zone limitrofe vi sono dal Medioevo, quando nei territori limitrofi all’odierna Riserva naturale nacquero centri religiosi come il Monastero di S. Tommaso in Acquanegra sul Chiese e a Calvatone il Monastero dei Francescani minori osservanti di S. Maria.

Uno dei monasteri più importanti, che influì notevolmente sullo sviluppo di queste zone, fu quello di S. Giulia in Brescia, che aveva ricevuto dal re longobardo Desiderio e da principi e vescovi larghe donazioni di terreni che si estendevano dalla Valle Camonica alla pianura bresciana fino alle sponde dell’Oglio e del Po e da Piacenza a Sermide e Gonzaga. Molti di questi possedimenti furono in seguito ceduti dal monastero alle popolazioni locali, così il 2 ottobre 1462, la comunità di Calvatone entrò in possesso di un “bunchiello” (imbarcazione) sull’Oglio poco lontano dal centro abitato. L’Oglio, che segnava il confine tra il ducato di Mantova e di Milano, formava tra Acquanegra sul Chiese e Calvatone un ampio meandro. A monte di quest’ansa, sulla sponda cremonese, c’era il porticciolo di Calvatone, un altro era ubicato un po’ più a valle, all’uscita del meandro, sulla sponda mantovana. Da una relazione datata 11 febbraio 1788, probabilmente scritta da un incaricato del governo austriaco, si viene a sapere che i due imbarcaderi, probabilmente in competizione tra loro per il trasporto di materiale, animali e uomini e per i relativi pedaggi imposti, avevano provocato una lunga serie di controversie tra Calvatone e le autorità. Tra il XVI e XVII secolo la superficie agraria calvatonese era occupata in gran parte da campi coltivati di vario genere, da vigneti e da prati. Per il resto vi erano incolti, pascoli e boschi; questi ultimi, in maggioranza saliceti (con pioppi ed ontani), venivano “gabbati”, cioè potati per evitare che si sviluppassero troppo in altezza e per utilizzare i rami elastici e sottili delle “gabbe dei salici” per operazioni di legatura della vite.

Tra il 1714 ed il 1797, sotto il governo austriaco, furono eseguite numerose opere di regimazione delle acque. Parallelamente furono redatte numerose ed accurate carte catastali. L’intera ansa di “Le Bine” subì un’enorme modifica, documentata da una serie di mappe dal 1751 in poi. “Nel 1790-91 l’impresario di lavori pubblici Giovanni Battista Locatelli eseguiva il rettifilo del fiume Oglio, che correva a curve e svolte pericolosissime per i continui franamenti dell’argine. Così restava tutta sulla sponda destra quella parte del territorio comunale che si chiama Bine di Acquanegra la quale, posta tra l’Oglio vivo messo su un nuovo letto e l’Oglio morto, l’antico letto, è ora vicinissima a Calvatone cremonese e per tutte le ragioni le dovrebbe appartenere”. La mappa del 1751 ci mostra come l’Oglio seguisse ancora il vecchio corso; inoltre in questa cartina è disegnata la cascina di “Le Bine” (“cassina detta delle Bine”). Nel 1786 venne affidato a G.B. Locatelli, come sopra accennato, l’incarico di formare due rettifili in territorio di Acquanegra sul Chiese e Canneto sull’Oglio. Tre anni dopo vennero emesse delle disposizioni per garantire a Calvatone l’uso del porticciolo di Acquanegra sul Chiese, dato che quello del comune cremonese sarebbe rimasto isolato a causa della costruzione dei rettifili. Poco dopo iniziarono i lavori e nel 1795, come mostra la cartina eseguita da Federico Villa, era già stato costruito il canale che collegava le due estremità del meandro. La piantina successiva, del 1808, mostra l’Oglio più o meno come appare ancora ai nostri giorni: con il meandro abbandonato detto “Oglio morto”, che è la parte principale dell’attuale Riserva naturale.

Nel corso del XVII e XVIII secolo l’agricoltura padana andò verso un’evoluzione progressiva seguita di pari passo dal miglioramento del sistema irriguo. Vennero ampiamente diffuse le colture del gelso, le risaie, i prati artificiali, asciutti ed irrigui, le foraggere, la canapa ed il lino. Alla fine dell’800 alcune zone di Calvatone furono prosciugate, come av-venne per la Regona, un’ampia zona umida acquitrinosa, che fu “salvata dalle acque sorgive”; anche l’“Oglio morto” sarebbe dovuto essere bonificato “per migliorare la salute pubblica”. Scrive infatti Sanfelice nel 1909: “..la bonifica cioé il prosciugamento dell’Oglio morto, è, e sarà – Dio sa per quanto tempo – un pio desiderio essendo la palude di proprietà privata e la popolazione calvatonese ne subirà i miasmi mefitici ed i danni igienici per secoli e secoli”. È passato quasi un secolo e le cose sono molto cambiate: le paludi non sono piu considerate luoghi “mefitici”, ma è stata riconosciuta la loro importanza da un punto di vista idrogeologico, naturale e culturale. Esse sono infatti rari relitti, testimoni di un passato ambientale ormai scomparso: per fortuna le speranze del Sanfelice, peraltro comprensibili per il suo tempo, non si sono concretizzate. Nell’area delimitata dal meandro e dal fiume si sono succedute diverse coltivazioni agricole fino agli attuali impianti a pioppo. Vi è ancora la cascina che ha subito diverse modifiche nel tempo e che deve l’origine del suo nome a bina “che in Lombardia significa “riparo, palafitta e chiusa’”.

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Dal neolitico all'epoca romana

Le più antiche attestazioni di una certa consistenza della presenza umana in Pianura Padana risalgono al V millennio a.C., quando, con l’età neolitica, si verificò il processo evolutivo che comportò il graduale passaggio da un approvvigionamento alimentare derivato dalla caccia e dalla raccolta dei frutti ad un’economia basata sull’agricoltura semistanziale e sull’allevamento.

In questa fase gli abitati di capanne, posti preferibilmente su bassi rilievi ricoperti da querceto misto, in prossimità di depressioni paludose e canneti, non costituivano probabilmente insediamenti stabili, ma avevano carattere temporaneo. Nella zona orientale della Pianura Padana si diffuse la Cultura del Vhò di Piadena, le cui attestazioni sono particolarmente significative nel cremonese e nel mantovano, in particolare nella zona di Piadena (CR), che ha dato il nome alla facies stessa, ove sono stati rinvenuti insediamenti neolitici in diverse località. La comparsa dei primi oggetti in metallo (piccoli coltelli ed asce) nel III millennio a.C. segna il passaggio al Calcolitico (o età del rame). In questo periodo ebbe luogo un ulteriore sviluppo della pastorizia e della coltivazione di frumento, farro, orzo, miglio. Rari sono i ritrovamenti di abitati pertinenti a questa età, mentre le documentazioni più cospicue derivano dallo scavo di sepolture. Proprio da una necropoli scoperta alla fine dell’Ottocento è derivato il nome della Cultura di Remedello, sviluppatasi tra i fiumi Oglio e Chiese. A questo orizzonte culturale è attribuibile la più antica testimonianza rinvenuta nel territorio di Calvatone: una tomba scoperta nel 1959 sotto il pavimento di una domus romana, usualmente indicata come “Casa del Labirinto”, all’interno della quale era deposto il defunto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, senza oggetti di corredo. 


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Turismo in bici

Le Bine si trova in un'ottima posizione per fare passeggiate in biciletta. 
Infatti partendo da Le Bine si possono utilizzare gli argini dell'Oglio in riva sinistra e destra sia verso monte che verso valle con passeggiate facili e della lunghezza desiserata. 
La provincia di Mantova ha pubblicato una cartina in scala 1:150.000 con la rete degli itinerari ciclabili del mantovano. 
In questa pagina presentiamo la parte relativa agli itinerari realizzabili a partire da Le Bine. Per ricevere copia della cartina potete contattare: 
Ufficio provinciale informazioni turistiche di Mantova - Piazza Mantegna, 6 - tel. 0376.328253 - fax 0376363292 - mail  info@turismo.mantova.it - WEB: www.turismo.mantova.it

Il Parco regionale Oglio sud ha realizzato un percorso ciclabile in destra Oglio da Ostiano alla foce.

In cascina abbiamo installato un pannello di grande dimensione che riproduce il percorso, e sono disponibili delle cartine. (v. immagine sotto).

Altrimenti potete rivolgervi al Parco dell'Oglio Sud  www.ogliosud.it tel. 037597254  info@ogliosud.it

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