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La palude di Le Bine è stata oggetto di due indagini sugli aspetti idrobiologici: la prima nel 1980-81 (Agapito Ludovici et al., 1987) e la seconda quasi dieci anni dopo (Lago, 1990). Entrambe risultano un po’ datate soprattutto in relazione al fatto che nell’ultimo decennio si sono verificati più frequentemente alcuni fenomeni idrologici (piene straordinarie) che hanno condizionato l’ecologia palustre. Da un punto di vista idrobiologico Le Bine, in seguito agli studi del 1990, è stata così descritta: “Le Bine fa parte di un sistema di lanche del tratto sublacuale del fiume Oglio (Mazzoldi, 1986) e può essere considerata, a causa del collegamento permanente con il fiume nel tratto a valle, come un meandro fluviale isolato sovracorrente (channel cut-off upstream), dove gli apporti sorgentiferi, anche se modesti e variabili nel tempo, sono prevalenti ripetto a quelli occasionali del fiume: questi ultimi sono tuttavia importanti per il trasporto dei solidi sospesi. Tratti caratteristici sono l’accumulo di sedimenti organici e minerali fini, l’invasione da parte delle macrofite acquatiche con andamento progressivo dal tratto sopracorrente a quello sottocorrente (Greenwood e Richardot – Coulet, 1996). L’elevata varietà di habitat presenti permette l’insediamento di un maggior numero di specie rispetto al corso principale del fiume (Castella et al., 1987). In accordo con la letteratura, a Le Bine sono presenti specie limnofile detritivore (es. Asellus aquaticus), gasteropodi patelliformi perifitofagi (Acroluxus lacustris) e convivono specie di Efemerotteri limnofili (Cloeon sp.) e di corsi d’acqua a lento corso (Caenis sp.); l’eterogeneità dei substrati e la diversità degli habitat permette la presenza di diverse specie predatrici (Odonati, Coleotteri Ditiscidi, Eterotteri) (Greenwood e Richardot–Coulet, 1996). In alcuni tratti della lanca diventano dominanti gli organismi bentonici che colonizzano i substrati molli (es. Chironomidi, Oligocheti)” (Seghetti e Rossaro, 1999). Dal confronto di questa descrizione con quanto è stato osservato in questi ultimi anni, risulta evidente la necessità di un nuovo studio sull’idrobiologia della palude; infatti, l’isolamento del meandro è stato più volte superato dalle varie piene che si sono succedute negli anni ’90 e vi è stata una drastica riduzione di alcuni gruppi di invertebrati (es. Coleotteri Ditiscidi) indicativi per la valutazione idrobiologica della palude. Infine, “l’invasione da parte delle macrofite acquatiche”, che appariva come fenomeno predominante negli anni ottanta, sembra non solo bloccata, ma in controtendenza.
Testo tratto da ricerche svolte da Andrea Agapito Ludovici, Claudio Cortesi, Tiziano Lago e Caludio Seghetti.