Lepidotteri

Lo studio ha riguardato sia i Lepidotteri Ropaloceri (con antenne a clava), che gli Eteroceri (antenne con foggia diversa). I primi comprendono le farfalle diurne, quelle che tutti noi siamo abituati a vedere nei prati durante la stagione favorevole. Agli altri, invece, vanno ascritte le cosiddette falene, principalmente crepuscolari o notturne e che costituiscono, come numero di specie, la maggior parte dei Lepidotteri conosciuti.

Materiali e metodi

Per lo studio dei Ropaloceri è stato individuato un percorso ad anello, strutturato in modo tale da attraversare le diverse tipologie ambientali presenti nella Riserva. Il censimento è stato effettuato sia a vista che con l’ausilio di un retino entomologico standard. Per la ricerca sugli Eteroceri a volo crepuscolare e notturno sono state utilizzate delle trappole luminose posizionate in stazioni di campionamento situate in ambienti diversi fra loro e caratteristici dell’area di studio. Per la nomenclatura si fa riferimento alle Checklist delle specie della Fauna Italiana (Balletto et al., 1995, Balletto e Cassulo, 1995, Karsholt et al., 1995, Raineri et al., 1995, Raineri e Zangheri, 1995, Raineri e Zilli, 1995).
Le ricerche, promosse dal WWF, si sono svolte dal 1997 al 2000.

Risultati

Il censimento ha permesso di accertare la presenza di 35 specie di Ropaloceri in rappresentanza di 6 famiglie: 4 Hesperiidae, 2 Papilionidae, 7 Pieridae, 9 Lycaenidae, 9 Nymphalidae e 4 Satyridae. Fra le specie di maggior interesse biogeografico e conservazionistico va citata in primo luogo Lycaena dispar (Lycaenidae), inclusa nell’allegato II della direttiva comunitaria 92/43/CEE “Habitat”14 come “specie che per la sua conservazione necessita dell’istituzione di apposite aree di tutela”. Si tratta di un elemento spiccatamente igrofilo, tipico delle zone umide e paludose della pianura o dei primi contrafforti collinari. Molto interessante, soprattutto per la consistenza numerica delle popolazioni presenti alle Bine, la presenza di Colias hyale e Apatura ilia. Il primo è un pieride legato ai medicai che, nel nostro Paese, si trova quasi esclusivamente nella Pianura Padana ed è annoverato fra i taxa minacciati nella checklist delle specie della fauna italiana. Il secondo, invece, è un grosso ninfalide caratteristico dei pioppeti e saliceti planiziali e distribuito lungo i principali corsi d’acqua del bacino del fiume Po. Un’altra specie che merita una menzione per la caratteristica ecologica di spiccata xerofilia è Polyommatus bellargus un Lycaenidae, non molto comune in pianura.
Per quanto concerne gli Eteroceri, le specie censite sono risultate 202, appartenenti a 12 famiglie: 1 Hepialidae, 3 Cossidae, 1 Thyrididae, 3 Lasiocampidae, 6 Sphingidae, 2 Saturnidae, 3 Thyatiridae, 49 Geometridae, 11 Notodontidae, 3 Lymantriidae, 9 Arctiidae e 110 Noctuidae.
Lo studio ha permesso di evidenziare la presenza di numerosi taxa igrofili legati in modo specifico all’ambiente palustre come Phragmataecia castaneae (Cossidae) e diversi nottuidi quali Leucania obsoleta, Aletia congrua, Aletia straminea, Archanara geminipuncta, Chilodes maritima, Deltote uncula, Chortodes minima, Chortodes pygmina, Rhizedra lutosa e Senta flammea, che evolvono su Phragmites sp. o carici Carex sp. pl., Celaena leucostigma sul giaggiolo acquatico Iris pseudacorus.
La lanca si è dimostrata quindi un habitat molto importante per questi eteroceri stenotopi (ossia legati ad un ambiente ben preciso) e la sua espansione, prevista nell’ambito del progetto di rinaturalizzazione, potrebbe favorire l’incremento delle popolazioni di queste specie Una situazione da non sottovalutare è la presenza di Hyphantria cunea, specie alloctona di origine nordamericana della quale, nel 2000 è stata osservata una notevole esplosione a livello di larve. La grande polifagia e voracità di questo taxon (oltre 200 specie vegetali citate in letteratura come piante nutrici) presuppone la messa in atto di mezzi di lotta per contenere futuri aumenti demografici. Le operazioni devono per forza essere mirate a questa specie ed incidere il meno possibile sulle popolazioni degli altri Lepidotteri presenti.

Testo tratto da ricerche svolte da Lorenzo Pizzetti.

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