Tag: gestione

Il ritorno del lupo nella pianura padana centrale l??ecologia del lupo in provincia di Mantova. A cura di Davide Meggiorini e Luigi Molinari

Il ritorno del lupo nella pianura padana centrale: l’ecologia del lupo in provincia di Mantova. A cura di Davide Meggiorini e Luigi Molinari Torniamo a parlare di lupo, questa volta il focus verterà sul ritorno della specie in provincia di Mantova, dopo quasi due secoli di assenza. Sarà esposta l'evoluzione della presenza del lupo nella provincia mantovana e mostrati alcuni aspetti preliminari riguardanti l'ecologia della specie nella Pianura Padana centrale.

CONTINUA A LEGGERE

Studi e ricerche su anfibi e rettili

CONTINUA A LEGGERE

Studi e ricerche per la gestione de Le Bine

CONTINUA A LEGGERE

Studi e ricerche su anfibi e rettili

– Agapito Ludovici A., 1982 – Osservazioni naturalistiche all’Oasi WWF di Le Bine (CRMN). La Rana di Lataste (Rana latastei). Quad.1/82. WWF Lombardia Milano. 1-3.
– Agapito Ludovici A., 1987 – Anfibi e rettili. In: Agapito Ludovici A., Marchetti F., Seghetti C., 1987: Le Bine. Studi e ricerche (1980-86) – Quad.4/87. WWF Lombardia Milano: 1-128.
– Agapito Ludovici A., Colli M., 2000 – Status della popolazione di Rana latastei nella Riserva naturale Le Bine (CR-MN). In: Atti I Congresso nazionale Società Herpetologica Italiana (Torino, 1996). Museo regionale di Scienze Naturali, Torino: 721-725.
– Cecere F., Ghidoni M., Perlini S., 2001  Azioni del Parco Oglio Sud per la conservazione della rana di Lataste Rana latastei. Atti 3° Congresso nazionale S.H.I. (Pavia, 2000), Pianura, 13: 189-191.
– Ferri V., 1990 – Relazione sullo status degli anfibi nella Riserva naturale Le Bine: 1-29 (ined.).
– Ferri V., Agapito Ludovici A., Schiavo R.M., 1992  Problematiche di gestione delle popolazioni di Rana latastei delle riserve naturali lombarde di Monticchie e Le Bine. Quad. Civ. Staz. Idrobiol., 19. Milano: 131- 139.

CONTINUA A LEGGERE

Uccelli

Premessa Sono note oltre 9.600 specie (Sibley e Monroe, 1990) che hanno colonizzato praticamente tutti gli ambienti terrestri e costieri del pianeta. È uno dei gruppi di vertebrati maggiormente studiati soprattutto in Europa e attualmente è possibile avere delle attendibili check-list nazionali con indicazioni degli andamenti delle popolazioni specifiche. Inoltre l’analisi della comunità ornitica può dare delle buone indicazioni sullo stato di conservazione e sulla gestione di un’area. In Italia sono presenti 500 specie, comprese 33 introdotte, 33 accidentali e 39 esotiche importate (Brichetti e Massa, 1999) alcune delle quali sedentarie, mentre molte altre sono presenti per periodi limitati (riproduzione, svernamento, migrazione, estivazione, presenza accidentale). A Le Bine gli studi sono cominciati negli anni ’70 con soli censimenti qualitativi per poi essere integrati da altre metodologie che hanno permesso la definizione di un quadro abbastanza preciso dell’evoluzione della comunità. Dal 1999 è stata avviato un progetto di monitoraggio, ancora in corso, mirato alla comunità dei nidificanti. Dal 2007 al 2013 si è aggiunto uno studio basato sull'inanellamento. In inverno Le Bine viene censita grazie allo specifico progetto sul censimento degli uccelli svernanti coordinato dal Parco Oglio Sud.

CONTINUA A LEGGERE

Molluschi

La malacofauna terrestre e d’acqua dolce italiana è composta da 618 specie, 594 delle quali appartenenti ai Gasteropodi e 24 specie ai Bivalvi (Manganelli et al., 2000). Rappresentano un gruppo faunistico ecologicamente (es. specie igrofile, xerofile, erbivore, detritivore, carnivore...) e biologicamente (es. specie vivipare, ovipare...) eterogeneo, che per questo ben si presta a fornire indicazioni di tutela e gestione ambientale. Nella Riserva naturale Le Bine sono state effettuate diverse indagini dal 1986 in poi.

CONTINUA A LEGGERE

Ringraziamenti

La maggior parte dei testi utilizzati in questo sito sono tratti dal volume "La Conservazione di una zona umida - la riserva naturale Le Bine, trent'anni di gestione (1972-2002)" a cura di Andrea Agapito Ludovici e Francesco Cecere. Edito dal Parco Oglio Sud in collaborazione con il WWF e con il contributo dell'Amministrazione provinciale di Mantova. Per riceverne una copia contattare Francesco Cecere, tramite l'apposito form di contatto.
Sono state inoltre utilizzate le schede e il materiale per la didattica e gli studi realizzati dopo la pubblicazione del volume.

CONTINUA A LEGGERE

Rassegna stampa

In questa sezione abbiamo inserito alcuni articoli su Le Bine pubblicati sulla stampa locale.

CONTINUA A LEGGERE

Educazione ambientale negli anni

Le attività di educazione ambientale a Le Bine sono state promosse inizialmente dal WWF che le ha gestite direttamente per quasi trent'anni. A partire dal 2003 queste sono promosse e gestite dall'azienda agricola Cecere con l'agriturismo Le Bine, in collaborazione con il WWF. Con il Parco Oglio Sud collobariamo nella progettazione e gestione di corsi di formazione per docenti e per incontri di presentaizone libri e seinsbilizzazione/informazione su temi a carattare naturalistico.

CONTINUA A LEGGERE

Tutela e gestione

La conservazione dell’ambiente naturale palustre è il principale filo conduttore della tutela di Le Bine. Le numerose indagini svolte dalla fine degli anni settanta hanno consentito l’individuazione dei cambiamenti ambientali in atto (estinzione di alcune specie e comparsa di altre, dinamiche di popolazione, ecc.) e delle caratteristiche ecologiche emergenti 20 . Fin dall’inizio è apparso chiaro che la conservazione del patrimonio biologico di questa palude, come per molte altre zone simili, fosse direttamente condizionato dal contesto territoriale in cui è inserita. Si tratta, infatti, di un lembo relitto nella Pianura Padana, uno dei territori maggiormente antropizzati dell’intera Europa. L’isolamento, l’esiguità dell’area naturale, le caratteristiche dinamiche ed evolutive tipiche delle zone umide (es. processi di interramento, esondazioni, ecc.) e l’inquinamento di specie esotiche invasive, sono tra le cause principali della vulnerabilità del patrimonio biologico di Le Bine.

CONTINUA A LEGGERE

Agricoltura

L’area di rispetto della Riserva è quasi interamente occupata da colture arboree, da un frutteto e da un piccolo orto.

Il passaggio da un’azienda con più colture (seminativi, vigneto, pioppeto) ad una conduzione pressoché monospecifica con impianti a pioppo è avvenuta negli anni ’50. 
Fino al 2000 la gestione del pioppeto si è svolta con un impostazione tradizionale: nessuna rotazione fra i turni di coltivazione (circa decennali), ampio ricorso alle lavorazioni meccaniche del terreno (che determinano la frantumazione e il rimescolamento del primo strato di suolo) e trattamenti a calendario per contrastare alcuni insetti (in particolare Saperda carcharias, un coleottero che negli stadi larvali si sviluppa in gallerie scavate nel tronco dei pioppi). In uno studio commissionato dal WWF redatto nei primi anni ’90, si erano ipotizzati alcuni interventi (inseriti poi nel primo piano di gestione della Riserva) per ridurre l’impatto ambientale della pioppicoltura, rimasti però sostanzialmente lettera morta, a causa dei non ancora definiti rapporti con la proprietà su queste problematiche. 
Nel 2000, grazie alla disponibilità dell’azienda agricola proprietaria dell’area e con la promozione del Progetto Agricoltura del Parco Oglio Sud, è stato possibile adottare alcune delle misure previste e attuarne di nuove. In particolare, è stata posta molta attenzione all’uso di prodotti di sintesi per la pioppicoltura ed alle lavorazioni meccaniche dei terreni. Rispetto all’insetticida normalmente usato (un organofosforico a base di clorpirofos metile e di cipermetrina) per contrastare la presenza di Saperda carcharias, nei primi anni di vita delle piante, si è adottato un metodo di distribuzione che prevede una drastica riduzione delle quantità distribuite e una trascurabile dispersione nell’ambiente (dall’uso di circa 1 litro di prodotto per 400 piante si è passati ad un litro per oltre 10.000 piante). 
Rispetto alle lavorazioni meccaniche invece si è stabilito di effettuare due lavorazioni/anno nel pioppeto più giovane ed una sola in quelli più maturi. Sempre per minimizzare l’impatto delle lavorazioni meccaniche si è previsto di effettuare le medesime operazioni a fasce alterne lavorate a distanza di 15 giorni.

Tutto questo fino al 2008 quando è stato tagliato l'ultimo lotto di pioppeto estensivo. Da allora le uniche coltivazioni a Le Bine sono state quelle arboree ad eccezione di un frutteto di circa 5.000 mq messo a dimora nel 2010 e di un orto di circa 5.000 mq. Entrambi utilizzati per le necessità dell'agriturismo e per i quali è stato avviato l'iter per il riconoscimento come colture biologiche. Per l'orto il processo di certificazione è stato completato nel 2012 per il frutteto lo è diventato nel luglio del 2013.

Il frutteto è stato realizzato con vecchie cultivar (varietà) locali o meglio tipiche della pianura.

Negli inverni 2011-'12 e 2012-'13 sono stati realizzati altri rimboschimenti in buona parte con i fondi del Piano Sviluppo Rurale, in misura minore con un contributo della COOP Italia al WWF che contribuiranno ad aumentare la parte forestata della riserva.

CONTINUA A LEGGERE

Il clima

Inquadramento climatico generale

 

L’Oasi WWF Le Bine è inserita nel cuore del bacino padano, enorme catino aperto verso est e delimitato a nord dalla Catena alpina e a sud da quella appenninica. Ne deriva un clima a continentalità smorzata con caratteristiche intermedie tra il clima dell’Europa Centrale (clima mesotermo senza siccità estiva - Cfb secondo Koeppen), e il clima Mediterraneo (clima mesotermo con siccità estiva - Csa secondo Koeppen), (Strahler & Strahler 2005).

Essendo il bacino padano posto alle medie latitudini è esposto all’apporto di masse d’aria di origine diversa ed in particolare:

  • masse d’aria artica, fredda in tutte le stagioni e da cui l’area padana è relativamente protetta per l’azione delle Alpi
  • masse d’aria polare continentale di origine siberiana, la più fredda in assoluto in inverno
  • masse d’aria polare marittima che ha origine in Atlantico a circa 50-60° di latitudine Nord, mite in tutte le stagioni ma di norma più fredda dell’aria presente nel Mediterraneo, per cui il suo arrivo è in grado di originare discontinuità frontali
  • masse d’aria subtropicale, caldo torride in tutte le stagioni.

Tali masse d’aria possono giungere nella nostra area per effetto della circolazione atmosferica, che è classificabile secondo tipi circolatori caratteristici, fra i quali si rammentano in particolare i tipi anticiclonici (es: grandi aree anticicloniche, promontori anticiclonici), le saccature atlantiche (depressioni a forma di V associate alle grandi correnti occidentali), i cicloni del mediterraneo (es: ciclone di Genova) e le correnti di foehn innescate dall’interazione fra le grandi correnti occidentali e la catena delle Alpi.  La frequenza dei diversi tipi di tempo è fortemente variabile di anno in anno in quanto governata dalla circolazione atmosferica a macroscala; è possibile tuttavia osservare che in un anno si riscontrano grossomodo 180-200 giorni/anno di tempo anticiclonico e 80-90 giorni/anno di tempo ciclonico mentre i restanti giorni presentano caratteri di transizione fra ciclonico e anticiclonico (Ambrosetti et al., 2005).

Il regime termico mostra un minimo nel mese di gennaio e un massimo estivo nel mese di luglio. Le precipitazioni mostrano invece un massimo principale in ottobre ed un massimo secondario a maggio; molto interessanti dal punto di vista diagnostico si rivelano inoltre il minimo principale ricadente in inverno, sintomo dell’influsso del regime pluvimetrico oceanico dell’area centro-europea ed il minimo pluviometrico secondario in estate (luglio), segnale di mediterraneità. Da rilevare inoltre la buona piovosità propria dei mesi estivi di giugno ed agosto e che deriva dai frequenti episodi temporaleschi.

L’impronta più marcata al regime dei venti è data dalle circolazioni di brezza (venti deboli con componente diurna da est-sudest e componente notturna da ovest-nordovest) che interessano l’area nei 180-200 giorni di tempo anticiclonico con stabile e soleggiato. Venti da deboli a moderati in prevalenza da est-sudest caratterizzano invece le fasi di tempo perturbato (ciclonico) ed infine ventosità forte caratterizza le circolazioni di foehn, che insistono mediamente sull’area per 15-20 giorni l’anno (Ambrosetti et al., 2005).

Il regime della copertura nuvolosa manifesta due massimi in coincidenza con i massimi pluviometrici primaverili e autunnali e la vicinanza delle Alpi garantisce una consistente varietà di formazioni nuvolose che vanno dalle nubi basse (cumuli, strati, stratocumuli) a quelle medie (altocumuli, altostrati) a quelle alte (cirri, cirrocumuli e cirrostrati) dando luogo a paesaggi atmosferici di grande suggestione.

 

Analisi termo-pluviometrica sul periodo 1951-2009

Per questo lavoro si è considerato l’insieme delle stazioni meteorologiche che ricadono nel territorio della Lombardia cui si sono aggiunte alcune stazioni al contorno.  Si tratta di stazioni che per il periodo 1951 – 2007 afferiscono al dataset del progetto RICLIC-WARM * mentre dati aggiuntivi per il periodo 2008 e 2009 sono stati acquisiti dalla banca dati di CRA Cma riferita a stazioni meteorologiche del CRA stesso e del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica  Militare.

L’elaborazione eseguita sui dati giornalieri del dataset in questione ha consentito di produrre i dati relativi all’Oasi Le Bine ( 45° 08' 16"  N; 10° 25' 32"  E ) applicando un algoritmo a medie pesate con peso inversamente proporzionale al quadrato delle distanze.

La figura 1 presenta il diagramma di Walter e Lieth che sintetizza l’andamento mensile della temperatura media e delle precipitazioni sul periodo 1951-2009. Il fatto che la linea delle precipitazioni non scenda mai al di sotto di quella delle temperature indica l’assenza di un periodo di aridità accentuata.

Si noti anzitutto che la temperatura media annua dell’Oasi è di 12.8°C e le precipitazioni totali medie annue sono di 829 mm.

Considerando i dati medi annuali di temperatura massima, minima e precipitazione si è attuata su queste serie un’analisi di discontinuità secondo il metodo proposto da Bai e Perron (2003) servendosi della libreria Strucchange di R statistics (R Development Core Team, 2004) e del software AnClim (Stepanek, 2006). Tale analisi consente di individuare cambiamenti significativi (al 95%) nei valori medi all’interno di una serie temporale (tabella 1).

In particolare per le temperature massime si sono individuati tre periodi stazionari (figura 2): il primo (1951/1987) con temperatura media di 17.2°C, il secondo (1988/1996) con temperatura media di 17.9°C ed il terzo (1997-2009) con temperatura  media di 19.0°C.

Per quanto concerne le temperature minime i periodi individuati sono sempre tre ma con differenze nei valori medi molto meno marcate. Si possono notare due periodi (figura 3): 1951/1961 e 1971/2009 con valori medi praticamente identici (8.2°C) intervallati dal periodo più freddo 1962/1970, con media termica di 7.5°C.

La serie temporale delle precipitazioni è sostanzialmente divisibile in due parti (figura 4): 1951/1979 e 1980/2009; la seconda con un valore pluviometrico medio di circa 60 mm inferiore al primo.

Considerando la frequenza degli eventi precipitativi mensili (>1mm) divisi per classi nei due periodi sopraccitati si può notare una lieve diminuzione nel numero di episodi di  scarsa e normale intensità (classi 1-5 mm/giorno e 5-15 mm/giorno) mentre negli eventi di moderata ed estrema entità non sono individuabili differenze degne di nota (figura 5).

Tenendo conto delle discontinuità individuate nelle serie temporali annuali di temperatura minima, temperatura massima e precipitazione, si è proceduto anche ad un’analisi stagionale dei dati (tabella 1).

Da queste ultime emerge che per le temperature massime le stagioni che mostrano un incremento più sensibile del periodo 1997-2009 rispetto al periodo base 1951-87 sono la primavera e l’estate, mentre in autunno ed inverno gli incrementi appaiono meno marcati. Per quanto concerne i valori delle temperature minime, ad eccezione di un calo durante gli anni ’60, non si riscontrano variazioni significative.

A passo stagionale, le precipitazioni mostrano differenze trascurabili in primavera ed autunno mentre cali lievemente più marcati si osservano in inverno ed in primavera.

 

CONTINUA A LEGGERE

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER!